Cercare e ritrovarsi
Credo che una delle maggiori difficoltà che un ricercatore spirituale o qualcuno che si sente tale incontri è che, in realtà, non sa veramente cosa sta cercando.
Pensa di saperlo, pensa di cercare qualcosa chiamato risveglio o illuminazione anche solo più umilmente pace e serenità, smetter di soffrire.
Sa che sta cercando qualcosa, ma non sa esattamente che cos’è che sta cercando.
E quindi questa ricerca, questa spinta, ti porta ad andare di qua e di là, a comprare tanti libri, DVD, andare a conferenze, seminari, ritiri…
Ti sei fatto un po’ di idee su che cosa sia ciò che stai cercando. A volte un’idea sembra migliore di un’altra e allora la accantoni e ne sposi una che è più vicina al tuo sentire.
E poi arriva un momento, direi molto fortunato, in cui questa ricerca ti ha stancato, in cui sei stufo di sostituire una teoria con una nuova teoria, un’esperienza energetica con un’altra, con un picco emozionale con un altro.
Sei stufo di giocare all’album delle figurine dei guru o dei maestri, e quello è il momento in cui spesso ti trovi in una sala come questa, in cui una persona molto ordinaria ti dice qualcosa che forse ti corrisponde.
Ciò che andiamo cercando nel mondo o nella spiritualità non è un’esperienza. Ciò che andiamo cercando è noi stessi, e ciò che tu sei non è un’esperienza anzi è una non esperienza.
E siccome cerchi questa non esperienza che è silenzio, che è pace, che é essenza nel mondo degli oggetti, nelle persone, nelle situazioni, ovviamente non ti trovi. E quel non trovarti provoca sofferenza e alimenta la ricerca. Cerchi perché senti che manca qualcosa.
Non sai bene che cos’è, se sei sincero con te stesso non lo sai. Senti che c’è un affanno, un affanno e una sete che non possono essere colmati da qualcosa o da qualcuno: neanche il più perfetto degli amanti sembra poter colmare la misura.
Perché anche l’amato più bello o più bella, una situazione di vita più comoda e confortevole, sono solo un pallido riflesso della pace che stai cercando. Quella pace che stai cercando è assenza di te. È quel senso di mancanza o ciò che la mente chiama senso di mancanza, quel buco che cerchi di riempire con tutte queste esperienze.
E arriva un momento benedetto in cui cadi dentro quel buco.
O per disperazione o per innamoramento e non puoi scegliere quale delle due.
O cadi in questo vuoto che è pieno di vita perché hai lasciato andare le cose e ti sei arreso, oppure perché ti sei innamorato così tanto di questo momento che l’amante è l’amato sono diventati una cosa sola e c’è solo amare. In entrambi casi ciò che cade sei tu, ciò che pensi di essere, questo qualcuno che vive la vita.
Ecco il peso che stai cercando di togliere, un peso che a volte è sottile, a volte grave, a seconda di quanto è complessa la tua personalità.
E finché è presente questo senso di un qualcuno che vive la vita, tutte le tue esperienze di vita saranno espressione di questa ricerca, e tutte le esperienze della tua vita saranno quindi l’invito costante a vedere ciò che sei.
Ogni momento della tua vita quotidiana è la tua vita spirituale. Ogni istante anche il più apparentemente insignificante è un invito a vedere che non c’è qualcuno che sta vivendo la vita, ma
c’è solo vita.
Quel qualcuno che sembrava vivere la vita era ciò che stavi cercando di eliminare attraverso quella ricerca.
Ti stavi cercando e pensavi di essere qualcosa che non sei.
Shakti Caterina Maggi
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